Die at Pompeii

Die at Pompeii

Tacito chiede al Giovane del Vecchio Plinio
che da Misseno vede un pino
espandere i rami sul Vesuvio, una nube e poi il diluvio.

Patrizi e plebei corrono verso la spiaggia,
un cuscino per ombrello in cerca di un vascello,
ma le barche vanno in rottami per lo tzunami
e i ricoveri vuoti trovano i pompeiani.

Un arcobaleno rosso in cielo ferma Pompei in un baleno,
Villa dei Misteri e gli affreschi dei desideri,
il carro degli sposi che muove ai simposi,
il lupanare che dà sul mare, il fauno che danza soave per un “Ave”.

A Civita Giuliana il padrone e lo schiavo
fanno un viaggio più lontano,
senza barca, senza remi, come amanti senza remi,
cullati dal terremoto in un sonno di gesso.
A Casa il Poeta Tragico scrive: “Cavete Canem”, “ahuuuh”,
al Termopolio serve carne e olio tale “Nicia Cinede Cacator”,
e non si litighi col Moralista per una donna appena vista.

Vettia Sabina scampa alla rovina e si sposa a Napoli in collina,
Sulpicio porta a Cuma famiglia e fortuna,
Cornelio si arruola in legione, va in Asia senza più prole,
di notte s’alza e affronta ubriaco il Vulcano col fiasco in mano.

Oh ! Plinio il Vecchio lotta contro il tempo,
lascia la sua flotta e cambia rotta,
per salvare Pomponio da quel pandemonio.
Oh! Tacito legge del maltempo,
di Plinio che sbarca nottetempo,
riabbraccia Pomponio
e resta sulla spiaggia della città di Stabia.